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Poesie varie

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Commenti

  • Una piccola lirica dedicata al nostro leader scritta da Cerasella

    Sempre attento e paziente 
    amico e confidente,
    ci ascolti e ci guidi e ci conforti.
    Tu che hai sempre una parola per tutti, un consiglio.
    Paziente e giusto, sei la nostra guida.
    Tu bandiera di questa ally,che cerchi sempre di portarci alla vittoria tenendoci uniti ,e insegnandoci ad aiutarci l'un l 'altro divertendoci.
    E se la vittoria non arriva poco importa , ci siamo divertiti.
    Perchè alla fine come dici sempre ,e solo un gioco.
    Ti ammiriamo ti adoriamo e sempre con te vogliamo stare
    GLI AMICI
  • Mela Rossa (IT1)Mela Rossa (IT1) IT1 Post: 1,407
    L'infinito (Giacomo Leopardi)

    Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
    e questa siepe, che da tanta parte
    dell'ultimo orizzonte il sguardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    spazi di là da quella, e sovrumani
    silenzi, e profondissima quiete 
    io nel pensier mi fingo; ove per poco
    il cor non si spaura. E come il vento
    odo stormir tra queste piante, io quello
    infinito silenzio a questa voce
    vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
    e le morte stagioni, e la presente
    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
    immensità s'annega il pensier mio:
    e il naufragar m'è dolce in questo mare.  
  • BigRoberta (IT1)BigRoberta (IT1) IT1 Post: 5,183

    E la gente rimase a casa
    e lesse libri e ascoltò
    e si riposò e fece esercizi
    e fece arte e giocò
    e imparò nuovi modi di essere
    e si fermò
    e ascoltò più in profondità
    qualcuno meditava
    qualcuno pregava
    qualcuno ballava
    qualcuno incontrò la propria ombra
    e la gente cominciò a pensare in modo differente
    e la gente guarì.

    E nell’assenza di gente che viveva
    in modi ignoranti
    pericolosi
    senza senso e senza cuore,
    anche la terra cominciò a guarire
    e quando il pericolo finì
    e la gente si ritrovò
    si addolorarono per i morti
    e fecero nuove scelte
    e sognarono nuove visioni
    e crearono nuovi modi di vivere
    e guarirono completamente la terra
    così come erano guariti loro.

    (Kathleen O’Meara)

  • kriss47 (IT1)kriss47 (IT1) IT1 Post: 5,787

    E la gente rimase a casa
    e lesse libri e ascoltò
    e si riposò e fece esercizi
    e fece arte e giocò
    e imparò nuovi modi di essere
    e si fermò
    e ascoltò più in profondità
    qualcuno meditava
    qualcuno pregava
    qualcuno ballava
    qualcuno incontrò la propria ombra
    e la gente cominciò a pensare in modo differente
    e la gente guarì.

    E nell’assenza di gente che viveva
    in modi ignoranti
    pericolosi
    senza senso e senza cuore,
    anche la terra cominciò a guarire
    e quando il pericolo finì
    e la gente si ritrovò
    si addolorarono per i morti
    e fecero nuove scelte
    e sognarono nuove visioni
    e crearono nuovi modi di vivere
    e guarirono completamente la terra
    così come erano guariti loro.

    (Kathleen O’Meara)

    Non l'avevo ancora letta.
    Semplice, bella e opportuna. Condita di speranza e della prospettiva di un futuro migliore. Lo speriamo tutti, credo.
  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998
    modificato 26.12.2021
    Chiedo Silenzio

    Ora, lasciatemi tranquillo.
    Ora, abituatevi senza di me. 
    Io chiuderò gli occhi
    E voglio solo cinque cose,
    cinque radici preferite.
    Una è l’amore senza fine.
    La seconda è vedere l’autunno.
    Non posso vivere senza che le foglie
    volino e tornino alla terra.
    La terza è il grave inverno,
    la pioggia che ho amato, la carezza
    del fuoco nel freddo silvestre.
    La quarta cosa è l’estate
    rotonda come un’anguria.
    La quinta cosa sono i tuoi occhi.
    Matilde mia, beneamata,
    non voglio dormire senza i tuoi occhi,
    non voglio esistere senza che tu mi guardi:
    io muto la primavera
    perché tu continui a guardarmi.
    Amici, questo è ciò che voglio.
    È quasi nulla e quasi tutto.
    Ora se volete andatevene.
    ho vissuto tanto che un giorno
    dovrete per forza dimenticarmi,
    cancellandomi dalla lavagna:
    il mio cuore è stato interminabile.
    Ma perché chiedo silenzio
    non crediate che io muoia:
    mi accade tutto il contrario:
    accade che sto per vivere.
    Accade che sono e che continuo.
    Non sarà dunque che dentro
    di me cresceran cereali,
    prima i garni che rompono
    la terra per vedere la luce,
    ma la madre terra è oscura:
    e dentro di me sono oscuro:
    sono come un pozzo nelle cui acque
    la notte lascia le sue stelle
    e sola prosegue per i campi.
    È che son vissuto tanto
    e che altrettanto voglio vivere.
    Mai mi son sentito sé sonoro,
    mai ho avuto tanti baci.
    ora, come sempre, è presto.
    La luce vola con le sue api.
    Lasciatemi solo con il giorno.
    Chiedo il permesso di nascere.

    p.neruda
    Post edited by Cefeo on
  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998
    Epitaffio a un cane

    In questo luogo
    giacciono i resti di una creatura
    che possedette la bellezza
    ma non la vanità
    la forza ma non l’arroganza
    il coraggio ma non la ferocia
    E tutte le virtù dell’uomo
    senza i suoi Vizi.
    Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
    sulle ceneri di un uomo,
    è un omaggio affatto doveroso alla memoria di
    “Boatswain”, un Cane che naque in terranova
    nel maggio del 1803
    e morì a Newstead Abbey
    il 18 novembre 1808.
    Quando un fiero figlio dell’uomo
    al seno della terra fa ritorno,
    sconosciuto alla gloria, ma sorretto
    da nobili natali,
    lo scultore si prodiga a mostrare
    il simulacro vuoto del dolore,
    e urne istoriate ci rammentano
    l’uomo che giace lì sepolto;
    e quando ogni cosa si è compiuta
    sul sepolcro noi potremo leggere
    non chi fu quell’uomo,
    ma chi doveva essere.
    Ma il misero cane, l’amico più caro in vita,
    che per primo saluta
    e che difende ultimo,
    il cui bel cuore appartiene al suo padrone,
    che lotta, respira,
    vive e fatica per lui solo,
    cade senza onori;
    e solo col silenzio
    è premiato il suo valore;
    e l’anima che fu sua su questa terra
    gli vien negata in cielo;
    mentre l’uomo, insetto vano!
    spera il perdono,e per sé solo
    pretende un paradiso intero.
    O uomo! flebile inquilino della terra per un’ora,
    abietto in servitù, corrotto dal potere,
    ti fugge con disgusto chi ti conosce bene,
    o vile massa di polvere animata!
    L’amore in te è lussuria, l’amicizia truffa,
    la parola inganno, il sorriso menzogna!
    Vile per natura, nobile sol di nome,
    ogni animale ti mette alla vergogna.
    O tu, che per caso guardi quest’umile sepolcro,
    passa e va’ : non è in onore
    di creatura degna del tuo pianto.
    Esso fu innalzato per segnare
    il luogo ove tutto quel che di un amico resta
    riposa in pace;
    un sol ne conobbi: e qui si giace.

    George Gordon Byron



  • Candy.. (IT1)Candy.. (IT1) IT1 Post: 2,246
  • La verità
    è che le persone si perdono.
    Travisando i silenzi.
    Trascurando i dettagli.
    Pensando che ci sarà sempre
    un tempo piú giusto
    per recuperare.
    Fingendo di non saperlo
    ci accogiamo
    che ormai è troppo tardi.
    E poi l’Amore non basta più.
    Le parole non bastano più.
    Chiedere scusa non basta più.
    La verità
    è che le persone si perdono
    perché non abbiamo avuto
    il coraggio o la forza
    di lottare con loro.
    Andrew Faber
  • FIONA25 (IT1)FIONA25 (IT1) IT1 Post: 10,665
    Per me” dice Valentine, “nelle incoerenze dell’amore trattate da Molière, amare ciò che non conviene è la molla più sovente utilizzata, perché contiene un impatto drammatico eterno e pone la dolorosa questione della difficoltà di amare.
    Amare ciò che non conviene, sorgente di errori e di conflitti, spinge i personaggi alla scelta cruciale dell’amore: la scelta tra l’amore tout court e l’amore di sé. […]
    Molière solleva ante litteram uno dei problemi fondamentali delle coppie moderne: l’indipendenza della donna.
    Ciascuno dei due eroi muove ed anima il suo universo, li confrontano ad armi uguali e questi universi sono irriducibili l’un l’altro.
    E questa passione irragionevole che Alceste (il protagonista de “Il Misantropo, n.d.r.) combatte, questa passione è a volte profondamente toccante.
    Quando per esempio Alceste, il puro, l’intransigente, il nemico fanatico della menzogna, supplica Celimene (la donna di cui Alceste è innamorato, n.d.r.) di mentirgli.
    Atto quarto, scena terza: “Sforzatevi di apparire fedele ed io mi sforzerò di credervi tale”.
    Nel quinto atto egli spera ancora di cambiarla ma è una chimera, non si può cambiare un essere e non si ha il diritto di esigere questo cambiamento.
    Attraverso delle scuse imbarazzate, nel linguaggio prezioso del XVII secolo, ciò che Celimene vuol far comprendere ad Alceste, ciò che lei vuole dirgli è: “Se mi ami, accetta me come sono perché io non cambierò. Tu accetta me come sono ed io accetterò te come sei”.
    Alceste è intransigente, egoista, possessivo. Celimene è leggera, irresponsabile, infedele. Ma se accettassero i loro difetti, se riuscissero a sorridere delle loro differenze sarebbe la vittoria dell’amore sull’amor proprio. Solo che questi sacrifici non sono degni che di un grande amore.
    E come si riconosce un grande amore?
    Il giorno in cui ci si accorge che l’unico essere al mondo che può consolarvi è quello che vi ha fatto del male, allora si sa che si è una coppia.
    “Il Misantropo”: commedia o tragedia?
    Monsieur (il fratello del re Luigi XIV, n.d.r.) diceva uscendo da una rappresentazione: “Quando si smette di ridere, bisognerebbe piangere!” ed è vero: assistere al fallimento di un grande amore è terribilmente triste, immaginare i due eroi ricacciati nel deserto della loro solitudine è una desolazione.
    Io credo sia questo il messaggio di Molière giunto a noi attraverso il tempo.
    E’ a voi, se permettete, che questo discorso è diretto: c’è qualcuno tra voi che ama abbastanza l’essere che dice di amare da preferire la sua felicità alla propria? Da lasciarlo vivere al suo ritmo, piangere delle sue delusioni, ridere delle sue gioie?
    E terminerei con queste parole di Alfred De Musset:
    “Tutti gli uomini sono bugiardi, incostanti, falsi, chiacchieroni, ipocriti, orgogliosi e vili, vigliacchi e sensuali. Tutte le donne sono perfide, vanitose, artificiose, curiose, depravate. Ma se c’è al mondo una cosa santa e sublime è l’unione di questi due esseri così imperfetti e vuoti.”
    “Non Si Scherza Con L’Amore”, scena seconda, atto quinto.”
    dal film 
    Monologo di Sophie Marceau nel film “L’Etudiante” del 1988,

    uomini e donne nessuno è superiore all'altro.
  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    A tutte le donne, Alda Merini

    Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
    sei un granello di colpa
    anche agli occhi di Dio
    malgrado le tue sante guerre
    per l’emancipazione.
    Spaccarono la tua bellezza
    e rimane uno scheletro d’amore
    che però grida ancora vendetta
    e soltanto tu riesci
    ancora a piangere,
    poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
    poi ti volti e non sai ancora dire
    e taci meravigliata
    e allora diventi grande come la terra
    e innalzi il tuo canto d’amore.



  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    La tartaruga - Trilussa


    Mentre una notte se n’annava a spasso,
    la vecchia tartaruga fece er passo più lungo
    de la gamba e cascò giù
    cò la casa vortata sottoinsù.
    Un rospo je strillò: “Scema che sei!
    Queste sò scappatelle che costeno la pelle…”
    “lo sò” rispose lei “ma prima de morì,
    vedo le stelle”.



  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    'U Pisci Spada

    Chist'è 'na storia d'un pisci spada
    Storia d'amuri
    Ddà è, ddà è, lu vitti, lu vitti, lu vitti
    Pigghia la fiocina, uccidilu, uccidilu, oh
    E pigghiaru la fimmineddra
    Drittu drittu 'ntra lu cori
    E chiangia di duluri
    Ahi ahi, ahi ahi ahi
    E la varca la strascinava
    E lu sangu ni curria
    E lu masculu chiangia
    Ahi ahi, ahi ahi ahi
    E lu masculu paria 'mpazzutu
    Nni dicia: "Beddra mia nun chiangiri, beddra mia, nun chiangiri
    Dimme tia ch'aiu fari"
    Rispunnia la fimmineddra
    Cu nu filu, filu 'e vuci
    "Scappa, scappa, amuri mio
    Ca sinnò t'accidinu
    No, no, no, no, amuri mio
    Si tu mori, vogghiu muriri ansieme a tia
    Si tu mori, amuri mio, vogghiu muriri"
    Cun un sartu si truvò cu issa
    Cucchiu cucchiu, cori a cori
    E accussì finiu l'amuri di du' pisci sfortunati
    Ddà è, ddà è, lu vitti, lu vitti, lu vitti
    C'è puru lu masculu
    Pigghia la fiocina, uccidilu, uccidilu, oh
    Chist'è 'na storia d'un pisci spada
    Storia d'amuri



  • kriss47 (IT1)kriss47 (IT1) IT1 Post: 5,787
    Trilussa: La bolla de sapone

    Lo sai che d'è la bolla de sapone?
    L'astuccio trasparente d'un sospiro
    che uscita da la canna vola in giro
    sballottolata senza direzzione
    pe' fasse cunnolà come se sia
    dar vento stesso che la porti via.

    Una farfalla bianca un certo giorno
    ner vedé quella palla cristallina
    che rispecchiava come na' vetrina
    tutta la robba che c'aveva intorno
    j'agnede incontro e la chiamò
    -Sorella! Fammete rimirà, quanto sei bella!
    Er cielo er mare l'arberi e li fiori
    pare che t'accompagnino ner volo
    e mentre rubbi in un momento solo
    tutte le luci e tutti li colori
    te godi er monno e te ne vai tranquilla
    ner sole che brilluccica e sfavilla.-

    La bolla de sapone je rispose
    - So' bella sì, ma duro troppo poco.
    La vita mia che nasce per un gioco
    come la maggior parte delle cose
    è una goccia e tutto quanto
    finisce in una lacrima di pianto!-
  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    Venerdì Santo ( francesco guccini 1966)


    Venerdì Santo, prima di sera, c'era l'odore di primavera; 
    Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto; 
    Venerdì Santo, piene d'incenso sono le vecchie strade del centro 
    o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera. 

    Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente 
    Venerdì Santo, anche l'amore sembra languore di penitenza 
    Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia, 
    poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo... 

    Venerdì Santo, prima di sera, c'era l'odore di primavera; 
    Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto; 
    Venerdì Santo, piene d'incenso sono le vecchie strade del centro 
    o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera. 

    Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente 
    Venerdì Santo, anche l'amore sembra languore di penitenza 
    Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia, 
    poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo...




  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998
    Non restare a piangere sulla mia tomba
    (Canto Navajo)

    Non restare a piangere sulla mia tomba,
    non sono lì, non dormo.
    Sono mille venti che soffiano,
    sono la scintilla diamante sulla neve,
    sono la luce del sole sul grano maturo.
    Sono la pioggerellina d’autunno
    quando ti svegli nella quiete del mattino…
    Sono le stelle che brillano la notte.
    Non restare a piangere sulla mia tomba,
    non sono lì, non dormo

    .


  • Candy.. (IT1)Candy.. (IT1) IT1 Post: 2,246
    modificato 20.06.2022

    Le donne che amano il mare,
    se lo portano dentro,
    fa parte della loro essenza.
    Vivono di correnti e di alte maree,
    alternando tenere carezze
    alla forza della passione.
    Quando sono in burrasca
    diventano tempestose,
    imprevedibili, difficili da affrontare.
    Ci sorprendono per le improvvise
    tempeste emotive,
    ma quando la furia delle onde si placa,
    diventano dolci, silenziose e accoglienti.
    Sanno stupirci per le ricchezze
    che possiamo trovare nelle loro profondità.
    Perché le donne che amano il mare
    sono anime burrascose e accoglienti
    in cui vorremmo vivere per sempre..( Agostino Degas)

    Il mare ti fa bella e felice lo dice la scienza - La Casarana


    Post edited by Candy.. (IT1) on
  • La felicit di Phil Bosmans  Felicit Poesia
  • Poesie sulla gioia e la felicit  Poesie che fanno bene allanima
  • Pin su quotes
  • Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi”.
  • Ti mando un bacio con il vento
    E so che tu lo sentirai
    Ti volterai senza vedermi
    ma io sarò lì
  • Non posso tenerti per mano allora ti porto nel <3 
  • Mela Rossa (IT1)Mela Rossa (IT1) IT1 Post: 1,407
    QUANDO NON MORIVO

    Subito si cuce questo niente da dire
    ad una voce che batte.
    Vuole palpitare ancora forte, forte forte
    dire sono - sono qui - 
    e sentire che c'è tra stella e ramo 
    e piuma e pelo e mano
    un unico danzare approfondito,
    e dialogo di particelle mai assopite,
    mai morte mai finite.
    Siamo questo traslare
    cambiare posto e nome.
    Siamo un essere qui
    perenne navigare di sostanze
    da nome a nome.
    Siamo.

    Mariangela Gualtieri.


  • Mela Rossa (IT1)Mela Rossa (IT1) IT1 Post: 1,407
    DANZE

    Il vento del nord soffiando si avvicina.
    Gli alberi
    alberi d'inverno, tutti, danzano.
    Anch'io mi adeguo, e danzo.
    In fondo 
    neanche il cielo sembra resistere:
    i fiocchi di neve disordinatamente danzano.
    Anche gli orsi nel profondo delle caverne,
    e le serpi sepolte lungo i pendii delle colline,
    si svegliano per un attimo dal lungo sonno
    e danzano pacatamente
    al ritmo delle cose terrene.

    Ko Un

  • Adesso ti passo a prendere
    e ti porto a mangiare
    un sacco di schifezze.
    E se ti va
    balliamo un po’
    davanti agli occhi increduli
    della gente seria.
    Ti passo a prendere
    e ti porto a non pensare
    che quando non si pensa
    si torna un po’ bambini.
    Ti porto a sognare
    quelle robe da imbecilli scalmanati
    che non si possono raccontare.
    Adesso ti passo a prendere
    e ti porto a ridere con me.
    Perché ho bisogno di sapere chi sei
    quando non hai bisogno di apparire.
    Quando non hai bisogno di essere.
    Ti porto a sbagliare
    a bruciare
    a impazzire.
    Come l’ultima volta che hai pianto
    e non sapevi perché.
    Ma ti sentivi viva.
    Ti porto a toccare la notte.
    Ti porto a respirare il silenzio
    delle parole rimaste in gola
    e che finiscono negli occhi
    e dentro ai baci
    dati di corsa.
    Ti porto a rischiare di essere felice.
    Perché non so se lo sai
    ma chi rischia la felicità vince sempre.
    Chi rischia la felicità, non muore mai.
        Andrew Faber

  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    Ode alla Vita (di Pablo Neruda)

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
    giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia
    e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
    bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
    sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
    all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
    lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire
    un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire
    ai consigli sensati.

    Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta
    musica, chi non trova grazia in se stesso.

    Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
    aiutare.

    Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria
    sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi
    non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
    quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
    respirare.

    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
    splendida felicità.


    Ode al giorno felice (di Pablo Neruda)

    Questa volta lasciate che sia felice,
    non è successo nulla a nessuno,
    non sono da nessuna parte,
    succede solo che sono felice
    fino all'ultimo profondo angolino del cuore.

    Camminando,dormendo o scrivendo,
    che posso farci, sono felice.
    sono più sterminato dell'erba nelle praterie,
    sento la pelle come un albero raggrinzito,
    e l'acqua sotto,gli uccelli in cima,
    il mare come un anello intorno alla mia vita,
    fatta di pane e pietra la terra
    l'aria canta come una chitarra.


  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998
    E lì dalle tenebre mi sollevai al tuo petto, senz'essere e senza sapere andai alla torre del frumento, sorsi per vivere tra le tue mani, mi sollevai dal mare alla tua gioia.
    -----
    Non ti amo come fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco, t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima. Ti amo come pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori, e grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il denso aroma che sale dalla terra.

    neruda


  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

        I TUOI OCCHIALI

     

    Ho ritrovato i tuoi occhiali.

    Non so come mai erano rimasti

    in fondo di un cassetto in casa mia.

    Oggi li ho ritrovati così per caso

    e così senza pensarci li ho infilati.

    Mi s’è sfocato di colpo tutto intorno,

    come avvolto in una nebbia bianca:

    non so se erano le lenti degli occhiali

    ho le lacrime che mi riempivano gli occhi.

    Ma mentre vedevo annebbiato tutto intorno

    dentro di me ho visto con limpidezza

    come su di uno schermo passare le cose d’allora,

    e ho sentito stringersi un nodo alla gola.

    Ho ricordato il giorno che li hai comprati

    un po’ mortificata di diventare vecchia,

    poi hai detto, stringendoti il mio bambino al seno:

    "Sai, il mio nipotino voglio vederlo bene!"

    Povera cara, fossero bastati gli occhiali

    per veder crescere i tuoi nipotini!

    Invece di lassù il Signore

    cominciava già a chiamarti con amore:

    perchè i più buoni, lo sai, quelli li vuole per sè!

     Ora rimetto nel cassetto i tuoi occhiali,

    mi asciugo gli occhi, e lo specchio del comò

    mi dice quanto tempo è passato;

    vedo fili d’argento brillare tra i miei capelli,

    e sento bruciare nel cuore come una fiamma:

    è il rimpianto di quei giorni così belli

    quando avevo la gioventù, la felicità,

    e te, mamma.

    Alba Toscanini 




  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998

    “ON RAIXÙN MI!” di Roberto Rovelli

     Chela séira a çena                                       

    m’eira rüsàu cun me’ pàire;                          

    u capitava suvénte de cheli tempi,              

    forsci a l’eira l’età                                       

    e a mei tùcia de zùvenu testardu.                

    Ma chi ghe pativa de ciü                            

    a l’eira chela povera dòna de me’ màire.    

    Cuscì, arragiàu, eira sciurtìu                       

    sbatendu a porta;                                        

    u l’eira cume vurré dì,                                

    “on raixùn mi!”, inscì se raixùn                  

    mi nu’ n’ava propiu pe’ rèn.                       

    U ghe vö d’u tempu                                    

    pe’ acapì e gafe d’a zuventü:          

    empürsi sença cuntròlu                               

    e emuçiùn numia de çervelu.           

    Afurtünàu chi l’arrésce turna a arvì            

    chela porta sbatüa da arragiàu,                   

    percose, se a l’arresta serrà,                        

    â longa u l’arresta serràu inscì u cö.           

     

     Roberto Rovelli – Dialetto di La Mortola (Ventimiglia)

     

    “HO RAGIONE IO!”

     Quella sera a cena

    mi ero bisticciato con mio padre;

    succedeva sovente a quei tempi,

    forse era l’età

    ed il mio atteggiamento di giovane testardo.

    Ma chi ci soffriva di più

    era quella povera donna di mia madre.

    Così, arrabbiato, ero uscito

    sbattendo la porta;

    era come voler dire,

    “ho ragione io!”, anche se ragione

    non ne avevo proprio per nulla.

    Ci vuole del tempo

    per capire gli sbagli della gioventù:

    impulsi senza controllo

    ed emozioni invece di cervello.

    Fortunato chi riesce nuovamente ad aprire

    quella porta sbattuta da arrabbiato,

    perché, se rimane chiusa,

    a lungo andare rimane chiuso anche il cuore.


  • ALZAKAR (IT1)ALZAKAR (IT1) IT1 Post: 998
    modificato 19.03.2023

    Giorno per giorno           Giuseppe Ungaretti

    1. “Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto…”
      E il volto già scomparso
      Ma gli occhi ancora vivi
      Dal guanciale volgeva alla finestra,
      E riempivano passeri la stanza
      Verso le briciole dal babbo sparse
      Per distrarre il suo bimbo…
    2. Ora potrò baciare solo in sogno
      Le fiduciose mani…
      E discorro, lavoro,
      Sono appena mutato, temo, fumo…
      Come si può ch’io regga a tanta notte?…
    3. Mi porteranno gli anni
      Chissà quali altri orrori,
      Ma ti sentivo accanto,
      M’avresti consolato…
    4. Mai, non saprete mai come m’illumina
      L’ombra che mi si pone a lato, timida,
      Quando non spero più…
    5. Ora dov’è, dov’è l’ingenua voce
      Che in corsa risuonando per le stanze
      Sollevava dai crucci un uomo stanco?
      La terra l’ha disfatta, la protegge
      Un passato di favola…
    6. Ogni altra voce è un’eco che si spegne
      Ora che una mi chiama
      Dalle vette immortali….
    7. In cielo cerco il tuo felice volto,
      Ed i miei occhi in me null’altro vedano
      Quando anch’essi vorrà chiudere Iddio…
    8. E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto!…
    9. Sono tornato ai colli, ai pini amati
      E del ritmo dell’aria il patrio accento
      Che non riudrò con te,
      Mi spezza ad ogni soffio..
    10. Non più furori reca a me l’estate,
      Né primavera i suoi presentimenti;
      Puoi declinare, autunno,
      Con le tue stolte glorie:
      Per uno spoglio desiderio, inverno
      Distende la stagione più clemente!…

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