per non dimenticare 27 gennaio
FIONA25 (IT1)
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La data del 27 gennaio non è certo casuale, e il Giorno della Memoria si celebra da 16 anni in Italia il 27 gennaio, perchè nel 1945 proprio in quel giorno le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Da quel giorno per la prima volta, varcata la scritta d'ingresso "Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi) si venne a conoscenza di quanto era accaduto e del dramma di quello sterminio.
è accaduto! .... che non accada più.
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Commenti
va ricordato e ricordato ancora.. per non dimenticare o negare cosa è stato e cos'è.. ancora..
perchè di stermini, di sopraffazione di uomo contro uomo, ce n'è ancora in tutto il mondo e non basta girare lo sguardo dall'altra parte o pensare solo a se stessi... come se non tutti fossimo Persone..
Uomini e Donne e bambini innocenti.. tutti con lo stesso sangue che scorre nelle vene...
tutti la stessa Razza, la Razza Umana.
https://www.youtube.com/watch?v=CMNkzJ2wrnA
" Trascorrevo lunghe ore da sola ad aspettare che mio papà tornasse e mentre attendevo fissavo ossessivamente le scritte che gli sfortunati prigionieri rinchiusi lì dentro prima di noi avevano inciso sui muri. erano parole strazianti che raccontavano rabbia, speranza, disperazione. Erano imprecazioni, addii, firme. Quando papà rientrava in cella ci abbracciavamo a lungo, in silenzio. Sentivo che ogni parola sarebbe stata inutile. In quel clima di disfatta, il rapporto fra noi divenne ancora più intenso. Vivevamo in una sorta di osmosi fatta di sguardi, di abbracci, di occhiate, di pianti. ci parlavamo pochissimo............Le parole erano pietre, facevano paura.. La notte aprivo gli occhi e lo trovavo inginocchiato accanto a me che piangeva e mi chiedeva scusa per avermi messa al mondo.... Che cosa vuoi rispondere ad un padre che ti dice una cosa del genere? Cercavo di rassicurarlo. " Non preoccuparti, papà" gli dicevo "io sono contenta di essere qui con te" Perché era vero......... Se mi avessero detto " Esci, sei libera" io sarei rimasta pur di rimanere con lui. La mia voglia di stargli vicino non aveva nulla di eroico. Nasceva semplicemente dall'amore.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Quando tanti anni dopo, leggendo Se questo è un uomo di Primo Levi, incappai nella parola stupore mi dissi: "Ecco la parola che da questo momento in poi adotterò per definire i miei ricordi" Perché in una bambina come me, oltre al freddo, alla solitudine, alla fame, alla malinconia,, alla tristezza, c'è sempre stato lo stupore per il male altrui. Era un continuo stupore. Venivo da un mondo fatto di persone buone, miti, da una famiglia in cui ci si voleva bene, appartenente ad una borghesia quieta. Per questo- anche dopo aver attraversato tutti i passaggi intermedi che avrebbero dovuto prepararmi al peggio- quell'orrore andava oltre la mia capacità di comprensione. Quando vedevo quello che facevano a me o ad altri, quando assistevo alle violenze o le subivo in prima persona, quello che dominava la mia mente, più che il dolore, era la sensazione di stupore. Avevo sempre saputo che c'era questa parola dentro di me, ma dovevo leggerla per capirlo fino in fondo.
Lo stupore per il male altrui è una cosa infantile, un sentimento legato all'infanzia. Primo Levi provò questo sentimento durante il suo primo incontro con i soldati tedeschi, che picchiavano violentemente i prigionieri per farli salire a forza sui vagoni piombati. E si rese conto di come lo stupore faccia parte dell'innocenza. Perché chi non si stupisce più di nulla, ha perso la sua innocenza. E io mi sono stupita, sempre, di tutto quello che ho visto.
DA. La memoria rende liberi di Enrico Mentana- Liliana Segre
Ogni generazione deve trasmettere alla successiva il dovere di ricordare, per continuare a mantenere la promessa fatta ai nostri padri, che quegli avvenimenti hanno vissuto sulla propria pelle, che tutto ciò non succeda mai più.
giorno della memoria = giorno dell'impegno = giorno di libertà da ogni forma di razzismo in qualunque modo manifestato.
PER NON DIMENTICARE MAI.
Auschwitz come Sarajevo, come Aleppo come tutte le altre zone del mondo dove un uomo non è più uomo..
ma solo una bestia contro il suo simile..
Un paio di scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu
Io non dimentico
Un muro e su di esso un filo spinato un campo sterminato Il sole grigio in un cielo senza nuvole Io non dimentico un fucile che spara i volti riflessi nel fango il fumo delle ciminiere un uomo pronto a sparare le lacrime,la fame i numeri tatuati sulle braccia Io non dimentico il terrore negli occhi Bambini senza amici e senza giochi l'oscurità che penetra fin nel cuore Io non dimentico la risata agghiacciante degli aguzzini tutti quei pigiami a righe la stella di Davide cucita sui vestiti Io non dimentico...ma vorrei prendere una gomma e cancellare tutto Vorrei strappare questa brutta pagina della storia Vorrei che fosse una storia inventata vorrei tornare nel passato,per cancellare questo brutto ricordo infangato anche se.....è giusto ricordare perchè purtroppo la storia non si può cambiare... e dagli errori bisogna imparare
(Jean-Luc Godard)
non dimenticare, non dimenticare mai.. ricordiamo che ciò che è stato è ancora vivo nell'animo di alcuni. ricordiamo .. ricordiamo.....
È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.’
Ieri, oggi.. domani.. per non dimenticare di ricordare.. per non ripetere gli errori fatti
Per fare un mondo migliore ..
William Heyden: Enigma
Da Bergen una cassa di denti d’oro,
Da Dachau una montagna di scarpe,
Da Auschwitz una lampada in pelle.
Chi ha ucciso gli ebrei?
Non io, esclama la dattilografa,
Non io, esclama l’ingegnere,
Non io, esclama Adolf Eichmann,
Non io, esclama Albert Speer.
Il mio amico Fritz Nova ha perduto il padre,
un sottufficiale dovette scegliere.
Il mio amico Lou Abrahms ha perduto il fratello.
Chi ha ucciso gli ebrei?
David Nova ingoiò il gas,
Hyman Abrahms fu picchiato e ucciso dalla fame.
Certi firmavano le carte,
e certuni stavano di guardia,
certi li spingevano dentro,
e certuni versavano i cristalli
e certi spargevano le ceneri,
e certuni lavavano le pareti,
e certi seminavano il grano,
e certuni colavano l’acciaio,
e certi sgomberavano i binari,
e certuni allevavano il bestiame.
Certi sentirono l’odore del fumo,
certuni ne udirono solo parlare.
Erano tedeschi? Erano nazisti?
Erano uomini? Chi ha ucciso gli ebrei?
Le stelle ricorderanno l’oro,
il sole ricorderà le scarpe,
la luna ricorderà la pelle.
Ma chi ha ucciso gli ebrei?
Non c’è nulla di più lacerante e criminoso che negare l’0locausto, a dispetto delle tante testimonianze. Negare lo sterminio di 6 milioni di Ebrei equivale a ucciderli una seconda volta, privandoli della memoria storica, e svuotare la loro fine di significato.
Non dimenticare: è l’unico modo per restituire loro l’esistenza negata, riconoscerli come vittime e testimoni di un orrore senza limiti, e diventare monito per le generazioni future, perché tutto ciò non abbia a ripetersi.
Primo Levi da <i>Se questo è un uomo:</i><br>
Vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
Ma, in questo giorno non dobbiamo dimenticare le tante tragedie umane che ancora oggi si consumano sul nostro Pianeta: dai Rohingya in Myanmar, al Congo, al Sud del Sudan e in tutte quelle parti del mondo dove milioni di persone vengono perseguitate per il loro credo, per i loro usi o costumi o ancora più tremendamente e crudelmente per la loro sola esistenza.
Non dobbiamo dimenticare il passato ... né spegnere le attenzioni sulle sofferenze del mondo di oggi.... #donotforget
Miei cari genitori...addio
Lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow.
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…
27 GENNAIO - GIORNATA DELLA MEMORIA
ricordiamo e non dimentichiamo .... MAI!
La paura
Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!
Eva Picková
"Il prof entra in aula: "Chi non è di Ravenna si metta da questa parte". Gli studenti lo guardano con sospetto, chi non è nato nella città romagnola, e sono poco meno della metà, si sposta ciondolando senza capirne il motivo. "Bene, volevo dirvi che d'ora in poi non potrete più fare lezione in questa classe, non potrete più venire a scuola". Facce allibite, "prof, ma è serio?", "dai, è uno scherzo"...………………...
Il docente li ha incalzati: "Sono serissimo, ora toglietevi orologi, braccialetti, collanine e appoggiateli su quel banco. Voi che avete gli occhiali, via anche quelli". "Ma non ci vediamo!". "È così. Le cinture anche, ragazzi. E le scarpe, non vi servono più. Ragazze, tiratevi indietro i capelli, legateli, nascondeteli come se non li aveste più". Una ragazza tornando verso il gruppo dei "non nati a Ravenna" senza scarpe dice: "Non mi sento più io". Chi ammette di essere in imbarazzo, chi sogghigna. Poi cala il silenzio. Gli studenti ravennati, a bassa voce, uno con l'altro commentano: "Ma dai, ma perché?". Quelli che non sono nati a Ravenna vengono spostati verso le finestre, fa freddo dagli spifferi, gli altri possono stare al caldo accanto ai termosifoni. Il professore si ferma: "Chi di voi ha capito?". Tutti hanno capito: "Ci ha fatto vivere cosa hanno provato gli ebrei quando sono stati separati dai loro compagni, quando sono stati deportati". E voi come vi siete sentiti? "A disagio, gli altri mi vedevano come io non voglio essere vista". E ancora: "Ma senza occhiali non vedevo nulla". Tutti concordano: non è giusto, ovvio. Eppure è stato.
Da La Repubblica
E' solo un piccolo esperimento condotto dal prof. Diego Baroncini, insegnante di Lettere, laureato in Filologia classica e in Scienze filosofiche, nella sua classe di seconda media all'istituto paritario San Vincenzo de' Paoli di Ravenna per introdurre il discorso sulle leggi razziali e sull'Olocausto.
Piccolo esperimento…. ma tanti contenuti: dalla discriminazione senza una ragione valida al riconoscimento che non tutte le leggi sono giuste e che in nome della giustizia violata e piegata all'odio razziale si ha l'obbligo morale di disubbidire o reagire.
E' così che la scuola dà il suo contributo alla memoria dei martiri dell'Olocausto.
è accaduto, che non accada più.
mai più attuale di ora... mai dimenticare.. mai ripetere.. mai